martedì 15 aprile 2008

Il Corriere delle Libertà: IL FUTURO VIENE DA AALST (Aprile 2008)

Si chiama Hugo Vanermen, ed il suo è ancora un nome sconosciuto per la stampa non specializzata o l'opinione pubblica. Ma quella di questo schivo chirurgo abituato ai sacrifici personali del lavoro di sperimentazione è una strada iniziata dieci anni fa ad Aalst, una piccola città di origine romanica (che i francesi chiamano Alost) sulle sponde del fiume Dender: una strada che sta per attraversare tutta l'Europa partendo da questo centro di cardiochirurgia dove è nata la nuova tecnica mininvasiva che ha aperto ampi orizzonti di speranza per i pazienti finora destinati ad interventi al cuore per i quali era considerato necessario il taglio dello sterno.

La nuova procedura di tecnica chirurgica endoscopica che il professor Vanermen ha realizzato in questi ultimi anni e portato a termine con la sua équipe può avere varie indicazioni, ma riguarda soprattutto gli interventi per la riparazione della valvola mitrale.
Una tecnica che è stata denominata anche "Port access" perché le piccole incisioni fatte sulla parte destra dell'emitorace rappresentano delle vere e proprie "porte d'accesso" per raggiungere le valvola da riparare. Viene così evitato il classico intervento dai più conosciuto con l'espressione di forte impatto "a cuore aperto", nel corso del quale una lunga incisione mette a nudo il muscolo cardiaco tagliando lo sterno che dovrà poi rinsaldarsi. Inutile soffermarsi sui vantaggi di un intervento chirurgico di così inferiore grado traumatico, sui minori rischi di infezione, sulle conseguenze del dolore post operatorio, sui minori rischi per il paziente, sull'assenza della vistosa cicatrice che la sternotomia determina in tutti i casi, e sono ancora all'ordine del giorno, in cui viene praticata questa tecnica chirurgica, nel nostro ed in molti altri Paesi.

La nuova tecnica utilizza una serie di strumenti ed interventi per proteggere il vaso aortico ed il miocardio durante l'operazione, abbassare la temperatura corporea, evitare la formazione di grumi ed i danni ai tessuti, solo per citare per sommi capi (ed in forma molto semplificata), l'attività chirurgica. L'intero procedimento utilizza il video come unico strumento di osservazione diretta per controllare passo per passo ogni fase dell'atto chirurgico.

Questo tipo di intervento mininvasivo è forse il punto di passaggio prima che la cardiologia molecolare rivoluzioni le terapie esistenti e le cellule staminali od embrionali possano riparare parti essenziali del cuore come già avviene per il miocardio, o costruiscano il pacemaker biologico per i disturbi del ritmo. Ma questo è un futuro ancora lontano: mentre alcuni ospedali italiani adottano e perfezionano nelle proprie strutture la tecnica endoscopica per le patologie valvolari, la speranza è che il nostro presente sanitario possa contare su questi risultati della sperimentazione medica e privata che alcune persone eccezionali, come lo sono il dottore Vanermen ("non chiamatemi professore-ci dice al telefono, sono un semplice dottore…") ed il suo staff, portano avanti senza clamori e con grande modestia.

ogni fase dell’intervento è monitorata da telecamere endoscopiche per consentire minimi varchi di accesso alle valvole mitraliche da riparareRaggiunto al telefono cellulare, il cui numero il cardiochirurgo belga, anzi il barone, visto il titolo di cui è stato insignito dopo un'operazione ad un importante membro della famiglia reale, (cosa che ci ha pregato di non rivelare, ma non ce l'abbiamo fatta -n.d.r.), lascia sempre a tutti i suoi pazienti, si è dimostrato entusiasta e molto disponibile sulle possibilità di diffondere questa nuova tecnica in tutta Europa, iniziando per esempio da un triangolo geografico che comprenda tre poli di eccellenza sanitaria, attraverso la Svizzera, Montecarlo e Roma.
Se questo è il suo obiettivo non possiamo che augurarci che iniziative del genere trovino sempre maggiore spazio anche da parte della stampa non specializzata, come è il nostro caso, e, soprattutto, sempre maggiore attenzione dai responsabili della Sanità. Anche se, in un Paese dove occorrono otto o nove mesi per prenotare un esame di ecodoppler cardiaco (notizia verificabile con una semplice telefonata alle Molinette), tanta strada resta ancora da fare. Da parte nostra e di tutti i cardiopatici possiamo solo confermare la stima nei confronti non di un professore, e meno che mai di un barone, della medicina chirurgica. Ma solo nei confronti di questo "semplice" Dottore. Con la d maiuscola…

Torino Cronaca - Inserto speciale "Il Corriere delle Libertà" Aprile 2008
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